Rivolgo un appello alle donne e agli uomini che non si rassegnano ad
assistere impotenti al declino italiano, alla distruzione di vincoli
sociali e democratici che rendono unita la comunità nazionale del Paese.
A questo siamo ormai giunti con la destra al governo. In un crescendo
di diseguaglianze e ingiustizie sociali, di smarrimento di un ruolo e di
una funzione dell’Italia dentro l’Europa e nel mondo, di pieno
spossessamento dei diritti, nel campo del lavoro, dell’ambiente, del
sapere, della sfera soggettiva e individuale delle persone.
La crisi economica, a lungo negata come non ci dovesse riguardare, si
manifesta ora in tutti i suoi effetti dirompenti, disgreganti, duraturi
nel tempo, tanto sulla vita delle singole persone come su quella delle
istituzioni, a partire da quelle più prossime ai cittadini, come i tanti
comuni italiani messi ormai nelle condizioni di rinunciare a
programmare lo sviluppo del proprio territorio.
C’è un paese colpito al cuore, smarrito, umiliato e offeso, intaccato
ormai alla radice in quel che di più prezioso possa dirsi convinto: il
senso di una speranza, di una possibilità autentica di cambiamento, di
costruzione di una prospettiva dignitosa e libera di futuro per
ciascuno, a partire da quelle ragazze e quei ragazzi che si aprono al
compimento stesso della loro esistenza e oggi la intravvedono densa di
minaccia anziché di possibilità.
Occorre un’opera di rigenerazione del Paese. Non solo politica. Insieme
morale, democratica, sociale e prima ancora culturale. Perché è proprio a
partire dai capisaldi culturali con cui questa destra si è insediata
nel Paese, dal lavoro ai diritti, che ha avuto inizio e oggi giunge al
più nefasto degli esiti possibili, lo smantellamento di una identità
comunitaria nazionale.
Occorre dare, da subito, segnali forti, credibili, mettere in campo
prima possibile una proposta di alternativa. Larga, unitaria, popolare,
incentrata su un’idea forte di cambiamento da presentare al Paese,
mobilitando energie, risorse, intelligenze, speranze ben presenti, come
si è visto nella recente tornata di elezioni amministrative e nell’esito
stesso del voto referendario. All’epilogo della crisi politica e morale
della destra, capace di trascinare nel pantano e nella rassegnazione il
Paese, è sempre più urgente da parte nostra contrapporre
un’accelerazione per presentare all’Italia una grande, coesa, unita,
coalizione di centrosinistra, forte di una sua autonoma agenda di
governo.
Attese, ritardi, divisioni, dilazioni, separatezze, apparirebbero
insensate, incomprensibili, rispondenti a pure logiche di parte, di
fronte alla primaria necessità di costruire una risposta per voltare
pagina e avviare il cambiamento.
Ora tocca a noi. Vi aspetto in piazza il 1° ottobre.
Nichi Vendola