Quella sera in via Mancinelli la strada e'
buia.Un vento di marzo sposta il lampioncino in fondo a destra,lo fa dondolare
come un'altalena.Nel silenzio si ascolta solo la voce del telegiornale da poco iniziato.Una
voce metallica che viene da qualche casa con le finestre aperte.Il conduttore
parla del rapimento Moro,dell'uccisione della scorta avvenuta due giorni prima
a Roma,delle inchieste iniziate in fretta e furia.Il silenzio maschera il
rumore sordo di passi veloci.Loro sono due ragazzi che vestono come una
volta:jeans scampanati,camicione a quadretti,giubbotti con le frange,capelli
lunghi. Di sabato,a quell'ora, percorrono la strada che divide in due il
quartiere Casoretto,via Mancinelli.Trecento metri senza luce,un luogo poco
frequentato,di sera come di giorno,buio,scuro. Fausto Tinelli e Lorenzo
Iannucci, parlano di Moro e di viaggi,di quei sogni che ogni ragazzo ha in
testa a diciotto anni .Il risotto di Danila,la madre di Fausto,li attende
fumante. Fausto non sopporta quando Jaio arriva in ritardo agli
appuntamenti."La prossima volta me ne vado,non ti aspetto più- dice
all'amico ."Cerca di essere più elastico-risponde Lorenzo. I passi si
fanno più intensi e i pensieri corrono veloci come razzi. Un pezzo di vita
scorre come la trama di un film e i ricordi prendono il sopravvento. Quei
sabati al Parco Lambro con le chitarre,sognando un po' di California,ad
ascoltare chi tornava da mete lontane ognuno con la sua piccola verità. Ricordi
che si rincorrono come le chitarre di Crosby,Stills,Nash e Young.Le voci degli
amici ,delle ragazze,delle lunghe discussioni politiche. Le prime esperienze
con le donne consumate in poche ore,la fretta di correre lontano e di fuggire
via da Milano.Il suono della chitarra di Jaio,ricevuta in regalo dallo zio solo
due anni prima. E quei progressi fatti dai primi timidi accordi alle canzoni
vere e proprie imparate su manuali di contrabbando. Le feste al Leoncavallo,i
concerti di jazz ,il bar,spettacoli teatrali di compagnie che vengono da
lontano. Il blues di Jaio e i Rolling Stones che Fausto ama tanto ascoltare.
All'altezza del portone dell'Anderson School i passi d'improvviso si fermano. Fausto
e Jaio avvertono il pericolo,si voltano intorno per chiedere aiuto. Intorno a
loro c'è il vuoto, la solitudine. Così due giovani dall'accento romano si
avvicinano con fare sbrigativo. Li bloccano. Ora i quattro si trovano faccia a
faccia. Si fa avanti uno con l'impermeabile bianco e il bavero alzato,avrà
diciotto,vent'anni."Siete del Centro Sociale Leoncavallo?-dice con voce
squillante. Lorenzo e Fausto si guardano,sono increduli. Non rispondono. Il
senso di due vite si spegne sotto i colpi di otto proiettili
Winchester,7,65,sparati da un professionista. Un'esecuzione. I corpi si
accasciano a terra. Il primo a cadere è Fausto .Il proiettile lo colpisce
all'addome; gli altri tre in rapida successione all'emitorace sinistro,al
braccio destro e alla regione lombare sinistra..Lui compie una torsione su sé
stesso .Un quinto proiettile lo raggiunge di striscio bucando gli indumenti. Poi
tocca a Lorenzo,Jaio per gli amici. Tre colpi lo fanno crollare sul
marciapiede:Fausto è riverso sul piano stradale mentre Jaio è a breve
distanza,centrato più volte mentre tenta una fuga impossibile. Dopo quei colpi
che sembrano petardi scende un silenzio irreale. La strada si fa ancora più
scura e nel buio scappano gli assassini. Polizia e carabinieri ammetteranno che
si tratta professionisti,che nulla è stato lasciato al caso. Killer che avevano
già sparato altre volte:conoscevano le armi,come utilizzarle senza
silenziatori. Due ragazze appena entrate dall'oratorio,si affacciano dalla
finestra e notano tre persone fuggire e due corpi riversi in una pozza di
sangue. Alla polizia diranno che avevano sentito come dei petardi. Anche la
perpetua della chiesa, che in quel momento si trova nell'abitazione che dà su
via Mancinelli,intuisce che qualcosa non va e avvisa il parroco,Don Carlo
Perego,uno di quei preti di quartiere che ha visto crescere tutti i ragazzi in
un'unica strada. Si avvicina,riconosce Jaio e Fausto.Si china come in un atto
di pietà e raccoglie il corpo mancante di Lorenzo Iannucci che gli spira tra le
braccia:Poi in un momento di lucidità torna a casa e avvisa il 113. Don Perego
piange come un bimbo,si dispera. Pensa a quanto sia ingrata la
vita."Perché proprio loro?-continua a chiedersi."Erano così
giovani,non avevano mai fatto di male a nessuno. Fausto veniva ancora sul
campetto dell'oratorio insieme con Lorenzo e io li facevo entrare purché si
limitassero a giocare al pallone e non parlassero con i nostri ragazzi di
politica".Detta queste parole mentre la via inizia a brulicare di persone.
Ragazzi come loro,di quel quartiere nella periferia est di Milano che
frequentano il Centro Sociale Leoncavallo. Nel quartiere c'è chi offre la sua
versione."Quella via era un pericolo-grida un conducente dell'autobus
appena rientrato nella vicina rimessa dell'Atm di via Teodosio.Una ragazzina si
scansa dal gruppo e piange. Il corpo di Lorenzo e' ancora coperto da un
lenzuolo bianco mentre quello di Fausto viene trasportato all'Ospedale Bassini
in un disperato tentativo di salvarlo. C'e' un via e vai di gente di ogni tipo.
Ragazzi del Centro Sociale si mischiano ai tanti abitanti del Casoretto che
vengono a rendere omaggio a due giovani delle loro strade. Giornalisti armati
di taccuini cercano una verità credibile ma le fonti istituzionali percorrono
disordinatamente piste di ogni tipo. C'è chi mette le mani avanti. Il capo di
Gabinetto della Questura Bessone si lascia andare,parla a braccio con alcuni cronisti
."E' chiaro.Si tratta di un regolamento di conti,una faida fra gruppi
della nuova sinistra o inerente al traffico di stupefacenti":Nessuno gli
crede. Ci guardiamo stupiti. Traffico di stupefacenti?Faide tra gruppi?La
matrice di destra di quell'omicidio e' ben chiara ,viene sussurrata da molti
quella sera ma non ci sono prove. Gli assassini agiscono con la massima
sicurezza. Così come altrettanto certa risulta la loro provenienza. I tre
scappano verso il Centro Sociale Leoncavallo anziché fuggire verso la più
vicina Piazza San Materno. Forse perché non conoscono la città.
Lorenzo
Iannucci,detto Iaio, e' un ragazzo di quartiere. Conosce anche gli angoli più
nascosti del Casoretto,di quel complesso sistema di viuzze e piazzette che fa
di quella parte di Milano un enorme paesone,dove tutti si conoscono ieri come
oggi.
Quando
e' al Leoncavallo si sente un re.Gli piace mettersi la bombetta,comprata da un
amico nei mercatini di Londra.La porta sempre. E balla per ore,senza fermarsi. E'
buffo con quella faccia da giovane indiano. Uno splendido indio dai capelli
neri.
Fausto
ha un carattere più chiuso e introverso di Jaio ma insieme sono un'unica cosa. Veniva
dalla fredda e riservata Trento dove aveva vissuto fino alla quarta elementare.
A Milano si sente spaesato, la città e' troppo grande per un bimbo dagli
occhioni gentili e dallo sguardo timido.
FAUSTO E IAIO ,LA SPERANZA MUORE A
DICIOTTO ANNI
di Daniele Biacchessi
Per l’omicidio sono stati indagati Mario Corsi, Massimo
Carminati, Claudio Bracci. La loro posizione è stata archiviata per
insufficienza di prove nel 2000. Ad oggi nessuno ha pagato per la morte dei due
ragazzi e i probabili assassini sono in libertà.
Domenica
18 marzo, dopo 34 anni dall’omicidio dei due ragazzi, il Comune di Milano ha
deciso di intitolare a loro nome i giardini di piazza Durante, a due passi da
via Mancinelli.
Dopo la richiesta di ricordare sulla mappa della città i due
ragazzi lanciata dall'associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus,
nonchè dai militanti del centro sociale Leoncavallo, il comune scoprirà la
targa a loro dedicata in piazza Durante con questa semplice scritta: «Per
sempre ragazzi. La città di Milano non dimentica il loro sogno di un mondo
migliore».
Milano,città medaglia d’oro della
Resistenza, non vuole dimenticare e ricorda i suoi ragazzi uccisi dalla
violenza fascista e tutte le centinaia di migliaia di persone che il 22 marzo
1978 andarono ai funerali di Fausto e Jaio.
Io ci sarò, noi ci saremo, chiunque abbia il vizio della memoria ci sarà.