Dall’analisi del Bilancio Consuntivo Economico per
l’esercizio 2011 dell’ azienda 3SG si percepisce immediatamente una sana
revisione della spesa che ha portato subito al recupero di rilevanti somme.
Con una modalità di gestione decisamente diversa rispetto a
qualche tempo fa, non più basata esclusivamente su spese ed investimenti
discutibili (strumentazione medica mai utilizzata costata oltre 200.000 euro,
uno spazzaneve che non ha mai conosciuto il piacere di percorrere 10 metri di strada,
statuine del presepe acquistate per la modesta cifra di 70.000 euro) si è
ottenuto sulla base di una programmazione sensata ed un’attenta analisi di
spesa di gestione un attivo di 4.140,00 euro.
Non sono tanti.
Sono tantissimi se si pensa che solo un paio di anni fa il
bilancio d’esercizio chiudeva con una perdita pari a 205.610,00 euro e che
ovviamente ha comportato un pregiudizio per la gestione 2011.
Negli ultimi mesi l’azienda ha cercato di recuperare i
compensi impropriamente percepiti dagli amministratori nel periodo
giugno-dicembre 2010 per una cifra poco inferiore ai 60.000,00 euro.
Dico che ha cercato perché non ci è completamente riuscita,
non con tutti almeno.
Nella triste vicenda degli emolumenti impropriamente pagati
agli amministratori di 3SG nell’ultimo anno, per la cifra non irrisoria di
75.000 euro, ci sono almeno due considerazioni oggettive.
La prima
è che al di là di ogni ragionevole dubbio è ora lampante
che l’ex vicesindaco, allontanato dalla giunta e messo a presiedere la Camelot con la dipartita
di Mucci verso Sondrio, non avesse alcuna competenza per quel ruolo. E le sue
affermazioni che escludono il rimborso di quanto ricevuto, senza neanche
volersi domandare se la legge gli da ragione o torto, mostra altresì quali
erano le vere mire: lo stipendio e nulla più.
Altro che occuparsi di un’azienda che da servizi così
importanti per tante persone, altro che fare del proprio meglio per migliorare
le prestazioni.
Solo soldi guadagnati non per meriti ma per appartenenza
politica. D’altra parte le sue dimissioni a pochi mesi dalla nomina per
partecipare alle elezioni già lo avevano smascherato.
La
seconda considerazione non può non riguardare gli ultimi direttori generali succedutisi nell’ultimo anno. Anche
ammettendo l’incertezza normativa iniziale, un comportamento di tutela per non esporre l’azienda non solo a
dovere chiedere i rimborsi ma anche a possibili ricorsi della Corte dei Conti e
a responsabilità erariali, era il minimo necessario.
Oggi in mezzo a bilanci discutibili e spaventosamente in
rosso quello della Camelot da certo più fiducia e voglia di continuare questo
lavoro.
Le aziende pubbliche possono essere gestite diversamente da
come lo sono state in passato.
E’ necessario garantire la funzionalità di un bene collettivo,
assicurando qualità e servizio, assicurando anche il contenimento dei costi e
degli sprechi, cercando un pareggio di bilancio o addirittura qualche utile da
reinvestire per la città e per i cittadini.