La cifra è di quelle così grandi da sembrare un
errore: 43,3 miliardi di euro. Sono i soldi dei fondi strutturali
europei che finora l’Italia non è riuscita a investire e che alla fine
del 2013 non potrà più usare. I calcoli sono della ragioneria dello
stato. Per il periodo 2007-2013 a favore dell’Italia sono stati
stanziati 59,4 miliardi di euro e al 30 giugno 2012 ne erano stati spesi
solo 16,1. Soldi destinati soprattutto alle regioni meridionali.
“Sulle cause si è discusso a lungo”, ha scritto Sergio Rizzo sul
Corriere della Sera, “spesso si tira in ballo la scarsa (o scarsissima)
capacità progettuale delle amministrazioni locali o centrali. Ma non c’è
dubbio che ci sia anche il concorso dell’indolenza burocratica e di una
certa miopia della politica”.
Il ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca e il governo
di Monti hanno cercato di spingere sull’acceleratore: riprogrammando,
stimolando, controllando. E lanciando Open Coesione, un sito dove tutti possono verificare l’uso dei fondi e seguire uno per uno i 473.048 progetti avviati.
In Europa l’Italia è al terzo posto tra i paesi che ricevono più
soldi da Bruxelles (dopo Polonia e Spagna) e al secondo tra quelli che
li usano di meno (dopo la Romania). Ma, soprattutto, l’Italia è un
contribuente netto al bilancio comunitario: ha versato nelle casse
europee più di quanto abbia ricevuto sotto forma di aiuti.
Il presidente della repubblica ha detto che è arrivato il momento di
voltare pagina, di farla finita con le opere incompiute e di mettersi
d’impegno per usare i soldi. Ha parlato di “imbarazzo” e “di grande
spreco” di soldi che potrebbero far crescere il sud, uno spreco ancora
più insultante perché “sono in qualche modo soldi nostri, che vengono
dalle nostre tasche, dal nostro lavoro”. Il presidente era Carlo Azeglio
Ciampi, nell’ottobre del 2000.
Internazionale, numero 967, 21 settembre 2012
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