martedì 31 dicembre 2013

GENNAIO 1994 - GENNAIO 2014

Quello che fa girare la vecchia ruota della storia sono i collettivi, non gli individui… o individue. La storiografia si nutre di individualità; la storia impara dai popoli.
Voglio dire che non bisogna scrivere-studiare la storia? No, ma quello che dico è che è meglio farla nell’ unico modo possibile, cioè, con altri ed organizzati.
Perché la ribellione, amici e nemici, quando è individuale è bella. Ma quando è collettiva ed organizzata è terribile e meravigliosa. La prima è materia di biografie, la seconda fa la storia.
(...)
Non sono pochi né deboli i ponti che, da tutti gli angoli del pianeta Terra, sono stati lanciati fino a questi suoli e cieli. A volte con sguardi, a volte con parole, sempre con la nostra lotta, li abbiamo attraversati per abbracciare quell’uno altro che resiste e lotta.
Forse di questo e nient’altro si tratta “l’essere compagni”: di attraversare ponti.
(...)
Non con le parole abbracciamo i nostri compagni e compagne zapatisti, atei e credenti,
quelli che di notte si misero in spalla lo zaino e la storia,
quelli che afferrarono con le mani il lampo e il tuono,
quelli che indossarono gli stivali senza futuro,
quelli che si coprirono il volto e il nome,
quelli che, senza aspettarsi nulla in cambio, morirono nella lunga notte affinché altri, tutti, tutte, in un’alba ancora da venire, possano vedere il giorno come si deve fare,
ovvero, di fronte, in piedi e con lo sguardo e il cuore in alto.
Per loro né biografie né musei.
Per loro la nostra memoria e ribellione.
Per loro il nostro grido:
libertà! Libertà! LIBERTÀ!
Bene. Salve e che i nostri passi siano grandi come i nostri morti.

Il SupMarcos.



Il Sup che dice a se stesso che è meglio il pollice verso che il dito medio alzato.
È territorio zapatista, è Chiapas, è Messico, è America Latina, è la Terra. Ed è dicembre 2013, fa freddo come 20 anni fa e, come allora, oggi ci ripara una bandiera: quella della ribellione.
Perché la ribellione, amici e nemici, non è patrimonio esclusivo dei neozapatistiÈ dell’umanità. E questo è qualcosa che bisogna celebrare. Da tutte le parti, tutti i giorni e a tutte le ore. Perché anche la ribellione è celebrazione.




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