venerdì 16 marzo 2012

PER SEMPRE RAGAZZI. LA CITTA' DI MILANO NON DIMENTICA IL LORO SOGNO DI UN MONDO MIGLIORE.


Quella sera in via Mancinelli la strada e' buia.Un vento di marzo sposta il lampioncino in fondo a destra,lo fa dondolare come un'altalena.Nel silenzio si ascolta solo la voce del telegiornale da poco iniziato.Una voce metallica che viene da qualche casa con le finestre aperte.Il conduttore parla del rapimento Moro,dell'uccisione della scorta avvenuta due giorni prima a Roma,delle inchieste iniziate in fretta e furia.Il silenzio maschera il rumore sordo di passi veloci.Loro sono due ragazzi che vestono come una volta:jeans scampanati,camicione a quadretti,giubbotti con le frange,capelli lunghi. Di sabato,a quell'ora, percorrono la strada che divide in due il quartiere Casoretto,via Mancinelli.Trecento metri senza luce,un luogo poco frequentato,di sera come di giorno,buio,scuro. Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, parlano di Moro e di viaggi,di quei sogni che ogni ragazzo ha in testa a diciotto anni .Il risotto di Danila,la madre di Fausto,li attende fumante. Fausto non sopporta quando Jaio arriva in ritardo agli appuntamenti."La prossima volta me ne vado,non ti aspetto più- dice all'amico ."Cerca di essere più elastico-risponde Lorenzo. I passi si fanno più intensi e i pensieri corrono veloci come razzi. Un pezzo di vita scorre come la trama di un film e i ricordi prendono il sopravvento. Quei sabati al Parco Lambro con le chitarre,sognando un po' di California,ad ascoltare chi tornava da mete lontane ognuno con la sua piccola verità. Ricordi che si rincorrono come le chitarre di Crosby,Stills,Nash e Young.Le voci degli amici ,delle ragazze,delle lunghe discussioni politiche. Le prime esperienze con le donne consumate in poche ore,la fretta di correre lontano e di fuggire via da Milano.Il suono della chitarra di Jaio,ricevuta in regalo dallo zio solo due anni prima. E quei progressi fatti dai primi timidi accordi alle canzoni vere e proprie imparate su manuali di contrabbando. Le feste al Leoncavallo,i concerti di jazz ,il bar,spettacoli teatrali di compagnie che vengono da lontano. Il blues di Jaio e i Rolling Stones che Fausto ama tanto ascoltare. All'altezza del portone dell'Anderson School i passi d'improvviso si fermano. Fausto e Jaio avvertono il pericolo,si voltano intorno per chiedere aiuto. Intorno a loro c'è il vuoto, la solitudine. Così due giovani dall'accento romano si avvicinano con fare sbrigativo. Li bloccano. Ora i quattro si trovano faccia a faccia. Si fa avanti uno con l'impermeabile bianco e il bavero alzato,avrà diciotto,vent'anni."Siete del Centro Sociale Leoncavallo?-dice con voce squillante. Lorenzo e Fausto si guardano,sono increduli. Non rispondono. Il senso di due vite si spegne sotto i colpi di otto proiettili Winchester,7,65,sparati da un professionista. Un'esecuzione. I corpi si accasciano a terra. Il primo a cadere è Fausto .Il proiettile lo colpisce all'addome; gli altri tre in rapida successione all'emitorace sinistro,al braccio destro e alla regione lombare sinistra..Lui compie una torsione su sé stesso .Un quinto proiettile lo raggiunge di striscio bucando gli indumenti. Poi tocca a Lorenzo,Jaio per gli amici. Tre colpi lo fanno crollare sul marciapiede:Fausto è riverso sul piano stradale mentre Jaio è a breve distanza,centrato più volte mentre tenta una fuga impossibile. Dopo quei colpi che sembrano petardi scende un silenzio irreale. La strada si fa ancora più scura e nel buio scappano gli assassini. Polizia e carabinieri ammetteranno che si tratta professionisti,che nulla è stato lasciato al caso. Killer che avevano già sparato altre volte:conoscevano le armi,come utilizzarle senza silenziatori. Due ragazze appena entrate dall'oratorio,si affacciano dalla finestra e notano tre persone fuggire e due corpi riversi in una pozza di sangue. Alla polizia diranno che avevano sentito come dei petardi. Anche la perpetua della chiesa, che in quel momento si trova nell'abitazione che dà su via Mancinelli,intuisce che qualcosa non va e avvisa il parroco,Don Carlo Perego,uno di quei preti di quartiere che ha visto crescere tutti i ragazzi in un'unica strada. Si avvicina,riconosce Jaio e Fausto.Si china come in un atto di pietà e raccoglie il corpo mancante di Lorenzo Iannucci che gli spira tra le braccia:Poi in un momento di lucidità torna a casa e avvisa il 113. Don Perego piange come un bimbo,si dispera. Pensa a quanto sia ingrata la vita."Perché proprio loro?-continua a chiedersi."Erano così giovani,non avevano mai fatto di male a nessuno. Fausto veniva ancora sul campetto dell'oratorio insieme con Lorenzo e io li facevo entrare purché si limitassero a giocare al pallone e non parlassero con i nostri ragazzi di politica".Detta queste parole mentre la via inizia a brulicare di persone. Ragazzi come loro,di quel quartiere nella periferia est di Milano che frequentano il Centro Sociale Leoncavallo. Nel quartiere c'è chi offre la sua versione."Quella via era un pericolo-grida un conducente dell'autobus appena rientrato nella vicina rimessa dell'Atm di via Teodosio.Una ragazzina si scansa dal gruppo e piange. Il corpo di Lorenzo e' ancora coperto da un lenzuolo bianco mentre quello di Fausto viene trasportato all'Ospedale Bassini in un disperato tentativo di salvarlo. C'e' un via e vai di gente di ogni tipo. Ragazzi del Centro Sociale si mischiano ai tanti abitanti del Casoretto che vengono a rendere omaggio a due giovani delle loro strade. Giornalisti armati di taccuini cercano una verità credibile ma le fonti istituzionali percorrono disordinatamente piste di ogni tipo. C'è chi mette le mani avanti. Il capo di Gabinetto della Questura Bessone si lascia andare,parla a braccio con alcuni cronisti ."E' chiaro.Si tratta di un regolamento di conti,una faida fra gruppi della nuova sinistra o inerente al traffico di stupefacenti":Nessuno gli crede. Ci guardiamo stupiti. Traffico di stupefacenti?Faide tra gruppi?La matrice di destra di quell'omicidio e' ben chiara ,viene sussurrata da molti quella sera ma non ci sono prove. Gli assassini agiscono con la massima sicurezza. Così come altrettanto certa risulta la loro provenienza. I tre scappano verso il Centro Sociale Leoncavallo anziché fuggire verso la più vicina Piazza San Materno. Forse perché non conoscono la città.

Lorenzo Iannucci,detto Iaio, e' un ragazzo di quartiere. Conosce anche gli angoli più nascosti del Casoretto,di quel complesso sistema di viuzze e piazzette che fa di quella parte di Milano un enorme paesone,dove tutti si conoscono ieri come oggi.
Quando e' al Leoncavallo si sente un re.Gli piace mettersi la bombetta,comprata da un amico nei mercatini di Londra.La porta sempre. E balla per ore,senza fermarsi. E' buffo con quella faccia da giovane indiano. Uno splendido indio dai capelli neri.

Fausto ha un carattere più chiuso e introverso di Jaio ma insieme sono un'unica cosa. Veniva dalla fredda e riservata Trento dove aveva vissuto fino alla quarta elementare. A Milano si sente spaesato, la città e' troppo grande per un bimbo dagli occhioni gentili e dallo sguardo timido.

FAUSTO E IAIO ,LA SPERANZA MUORE A DICIOTTO ANNI
di Daniele Biacchessi

Per l’omicidio sono stati indagati Mario Corsi, Massimo Carminati, Claudio Bracci. La loro posizione è stata archiviata per insufficienza di prove nel 2000. Ad oggi nessuno ha pagato per la morte dei due ragazzi e i probabili assassini sono in libertà.

Domenica 18 marzo, dopo 34 anni dall’omicidio dei due ragazzi, il Comune di Milano ha deciso di intitolare a loro nome i giardini di piazza Durante, a due passi da via Mancinelli.
Dopo la richiesta di ricordare sulla mappa della città i due ragazzi lanciata dall'associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus, nonchè dai militanti del centro sociale Leoncavallo, il comune scoprirà la targa a loro dedicata in piazza Durante con questa semplice scritta: «Per sempre ragazzi. La città di Milano non dimentica il loro sogno di un mondo migliore».
Milano,città medaglia d’oro della Resistenza, non vuole dimenticare e ricorda i suoi ragazzi uccisi dalla violenza fascista e tutte le centinaia di migliaia di persone che il 22 marzo 1978 andarono ai funerali di Fausto e Jaio.

Io ci sarò, noi ci saremo, chiunque abbia il vizio della memoria ci sarà.



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