Non
è mai facile parlare di bilancio, di soldi, investimenti e richieste
economiche, in un momento come quello che stiamo vivendo.
Risulta
a tratti perfino sgradevole e inopportuno quando le notizie che quotidianamente
apprendiamo dai giornali o dalla radio ci descrivono un’Italia minuscola e
gretta, ignorante e furba, nel senso peggiore del termine.
Un’Italia
fatta di ladri con la voce grossa e di finti laureati con il cervello fino,
come si dice.
Un’Italia
fatta di uomini che si tolgono la vita per la perdita del loro lavoro e fatta
da donne che questi uomini li piangono.
Ed
è difficile parlare di soldi anche quando i lavoratori e le lavoratrici, padri
e madri di figli bamboccioni e sfigati (per citare il viceministro Martone) , sono
quotidianamente in balia di quelle cosiddette riforme, che sempre più subiscono
il lavoro e chi lo fa.
Il
Presidente Monti dice che stiamo vivendo una svolta storica.
Una
svolta, però, che riporta il nostro Paese indietro di 50 anni, cancellando i
principi cardine della nostra Carta Costituzionale e ignorando ogni principio
di buon senso civico e morale, dove le manovre ci sono, ma tutte a marcia
indietro.
E
prima di lui Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che prima tolgono l’ICI e poi
introducono con la riforma del federalismo fiscale di Calderoli e Tremonti
l’IMU.
Gli
stessi che hanno a lungo negato la crisi economica, come se non ci dovesse
riguardare, ma si manifesta ora in tutti i suoi effetti dirompenti,
disgreganti, duraturi nel tempo, tanto sulla vita delle singole persone come su
quella delle istituzioni.
Non
possiamo pensare che anche nella nostra città le cose siano andate
diversamente.
Siamo
arrivati a tutti quei nodi collezionati in oltre 10 anni di chiacchiere
demagogiche e populiste mescolate a feroci politiche che hanno colpito al cuore
la nostra città.
Anni
di berlusconismo che hanno devastato la fisionomia urbana ed economica della
città.
Abbiamo
subito per anni scelte che non facevano minimamente riferimento al medio o al
lungo periodo, quello che noi oggi stiamo pagando. Per anni l’Amministrazione
non ha saputo, o non ha voluto, vedere cosa c’era fuori dal Palazzo Comunale, e
dunque eccoci oggi con un deficit economico di milioni di Euro, causato da
sprechi, non sempre trasparenti, di soldi pubblici.
Le
Giunte e le maggioranze di Nicola Mucci prima e Massimo Bossi poi, sono la
negativa conseguenza di una politica impegnata a costruire grandi ed
insostenibili opere pagate centinaia di migliaia di Euro.
La
cattiva gestione del bilancio ha fatto in modo che non venisse rispettato il
patto di stabilità, che aveva come obiettivo per l’anno 2011, un saldo positivo
di almeno 2.610.000 Euro. Uno sforamento che già nel giugno 2011 era ormai
palese. A rendere impossibile il raggiungimento dell’obiettivo le spese in
conto capitale: rispetto a una previsione di entrata di 7.765.000 Euro, erano
stati incassati soli 1.824.000 Euro, mentre già a giugno la spesa era di
11.082.000 Euro, rispetto ad una previsione per l’intero anno di 7.000.000
Euro. La differenza fra l’entrata e la spesa realmente realizzata era quindi un
disavanzo di oltre 9.000.000 di Euro. A incidere fortemente le spese per la
scuola Falcone, il cui costo, progressivamente
moltiplicato è stato sostenuto (per accordi precedenti tra Giunta PDL
Gallaratese e Provincia) dal Comune, benché sia una scuola superiore di
competenza Provinciale.
Il
conseguente sforamento del patto comporta la riduzione del contributo statale
di 1.595.000 Euro (oltre 30 Euro pro capite per cittadino gallaratese), il
divieto di assumere personale e di retribuire fondi incentivanti oltre al
divieto di indebitamento per investimenti.
Numeri
che parlano di tagli di trasferimenti dallo stato per volere di Tremonti e
Monti, e di trasferimenti dalla Regione di Formigoni per quasi 2.000.000 Euro,
in prevalenza destinati al sociale.
In
questa situazione non si poteva che concepire un bilancio con un taglio agli
sprechi e alle spese, ovviamente facendo attenzione a quelle più inutili e
individuando un piano di valorizzazione ed alienazione degli immobili comunali.
Ma
siccome non è bastato questo, necessariamente abbiamo dovuto fare i conti anche
con le tasse. E così per raggiungere il pareggio di bilancio abbiamo ragionato
su IMU e IRPEF.
Sull’addizionale
comunale IRPEF si è deciso di differenziare l’aliquota in relazione al reddito
percepito da ogni contribuente.
In
un quadro di bilancio difficile frutto della crisi, dei tagli agli Enti locali,
dei tagli aggiuntivi della regione Lombardia e della situazione lasciata dai 10
anni di Mucci nel bilancio comunale come in AMSC e nelle Fondazioni, l’
amministrazione di Gallarate ha deciso di differenziare le aliquote in base al
reddito posseduto, decidendo di chiedere un sacrificio maggiore a chi più ha.
L’IMU,
una tassa iniqua voluta da Bossi e dalla Lega, viene pagata al Comune ma una
grande parte andrà nelle casse governative però ad oggi è ancora confusa, definita
con incerti e instabili ragionamenti e confini.
L’emendamento
presentato dimostra ciò che intendo: il Dipartimento delle Finanze del
Ministero dell’Economia converte in legge a maggio, un decreto legislativo di
aprile, per regolare pagamenti di giugno.
La
previsione Ministeriale relativa all’applicazione delle aliquote base è pari a
circa 14.800.000 Euro, con un delta positivo di 4.180.000 rispetto alla nostra
previsione di 10.600.000. La previsione IMU passa dunque da 18.200.000 Euro a
22.380.000 Euro. Parallelamente ed in egual misura scende il trasferimento
statale.
L’
amministrazione di Gallarate ha per ora previsto l’ applicazione delle aliquote
più elevate riservandosi però di ridurle a settembre se l’effettivo gettito
dovesse rivelarsi migliore di quanto inizialmente stimato.
Siccome
le decisioni in materia economica si riflettono naturalmente sulla vita
quotidiana di ogni singolo cittadino a fronte di questo aumento di tasse si
deve però tenere necessariamente in considerazione che si intende perseguire
altresì la volontà di non svendere il territorio, senza cercare entrate negli
oneri di urbanizzazione e salvaguardando le aree verdi; restando inoltre sensibili
a non tagliare importanti servizi, politiche sociali e di solidarietà.
In
un clima politico ed economico come quello attuale, parlare di tasse non è mai
piacevole, soprattutto se queste ricadono incondizionatamente anche sui ceti
bassi e su chi non è direttamente coinvolto nelle scelte.
è
scorretto che a pagare le conseguenze di una cattiva gestione causata da una
incapacità e da un pressapochismo, siano i lavoratori, i dipendenti comunali e
più in generale tutti i cittadini gallaratesi.
Bisogna
però essere anche in grado di saper gestire le dinamiche che ci circondano e
rendersi conto che non è sufficiente indicare chi sbaglia ma cercare di trovare
una soluzione.
Quale
essa sia, anche se dolorosa.
Cambiare
significa anche questo, assumersi le responsabilità di praticare il
cambiamento.
Le
ricette economiche che stiamo votando non so se siano quelle più gustose, ma
sicuramente indispensabili per ridare forza e vitalità ad una situazione
pecuniaria davvero preoccupante.
In
questo anno è stato fatto un lavoro prezioso: rendere i conti pubblici
trasparenti e comprensibili, sia quelli
delle casse comunali che delle aziende partecipate.
Dai
banchi dell’opposizione hanno più volte accusato l’amministrazione di
immobilismo.
Ma
anche stasera diamo prova di come l’impegno e lo sforzo per realizzare una
Gallarate migliore sia sempre molto alto.
Approvare
questo bilancio significa sin da ora dare alla città un segnale forte e
credibile, un segnale di trasparenza nell’attesa della votazione del prossimo
bilancio, frutto di una condivisione con i cittadini gallaratesi a fronte di
una partecipazione costruttiva, perchè Il bilancio influisce totalmente su ogni
singolo cittadino: dalla manutenzione delle strade, alle scuole, ai servizi
sociali, alle politiche ambientali, ecc...
Caro Alessio, ho letto e leggo con piacere le tue comunicazioni che informano dettagliatamente e con chiarezza come stanno le cose dentro il palazzo, ai comuni cittadini. Tuttavia, pur comprendendo le ragioni delle vs. scelte, permettimi di dirti che non trovo giusto applicare l'aliquota massima alle prime case, mentre mi trovi concorde su quella delle seconde abitazioni.Questo perchè siamo già chiamati a forti sacrifici ed essere ulteriormente penalizzati anche nell'ambito comunale lo trovo decisamente fuori luogo. Con stima, Giorgio
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